Luigi Catteruccia
Luigi Catteruccia è nato a Sermugnano (VT) nell'Alto Lazio 79 anni fa. Nel 1980,
con la pubblicazione del libro "Gente di Maremma" è stato vincitore del 1° Premio
letterario internazionale "Prometeo Bassano - Leto Morvidi 1981" e nel 1987 il romanzo
I giorni dello Strologo che ebbe recensioni autorevoli come quella del grande Carlo
Sgorlon sul "Gazzettino" di Venezia ...
Diego Febbraro
Autore e regista cinematografico originario di Todi, nel 2007 completa la realizzazione
del lungometraggio per il cinema " L' ANNO MILLE " interpretato da Giada Desideri,
Marco Bonini e Franco Oppini, e ambientato nella Sermugnano del Medioevo...
Biografia
L'Anno Mille
Ascanio Vitozzi
Ascanio Vitozzi (1539-1615), figlio illegittimo di Ercole dei Baschi di Vitozzo,
signore di Sermugnano, nato quasi sicuramente a Baschi, che fu ingegnere militare,
architetto e urbanista; partecipò alla battaglia di Lepanto, combattè in Ungheria,
a Tunisi e, alle dipendenze di Filippo II di Spagna, in Portogallo.
Studi Piemontesi a cura del Dott. Fabiano T. Fagliari
La Vita
Biografia
Luigi Catteruccia è nato a Sermugnano (VT) nell'Alto Lazio 79 anni fa.
Nel 1980, con la pubblicazione del libro "Gente di Maremma" è stato vincitore del
1° Premio letterario internazionale "Prometeo Bassano - Leto Morvidi 1981" e nel
1987 il romanzo "I giorni dello Strologo" che ebbe recensioni autorevoli come quella
del grande Carlo Sgorlon sul "Gazzettino" di Venezia.
E' anche autore di un soggetto per lo schermo acquistato da agenti cinematografici
spagnoli, dedicato alle vicende medioevali del feudo di Seppie "Il Castellaccio"
e di un breve racconto con protagonista il suo paese "Il tempo e la memoria".
Ha vinto numerosi premi.Per nostro sommo dispiacere l'amato scrittore è venuto a
mancare la notte di sabato 19 Novembre 2005.
I giorni dello strologo
Recensione di "Lo Strologo" pubblicato da Rusconi nell'ottobre del 1987
Gli abitanti di un paese sono i protagonisti indiscussi di questo romanzo, ambientato
in un paese dell'alto Lazio ( Sermugnano).
L'ambiente, la Tuscia, è sempre presente, come un quadro agreste, ritratto in linee
dure, che è parte integrante della vita dei Sermugnanesi di cui ne scandisce anche
i ritmi; prima viene la semina, poi l'insolfatura, poi la mietitura e infine la
vendemmia. La narrazione spazia in un arco temporale che va dai primi anni '30 agli
anni '70, attraverso avvenimenti storici che hanno segnato profondamente l'Italia:
la guerra, l'industrializzazione, l'emancipazione sociale e il '68. Tutti vissuti
intensamente, nel rispetto delle tradizioni ma con l'incalzare della modernità "si
avvertono già, anche nei centri rurali, i prodromi di una nuova era, l'esigenza
di ammodernarsi, il proposito di cambiar le cose in meglio, di progredire, di scrollarsi
di dosso indecisioni e antichi timori, di conquistare nuovi traguardi.". Gli avvenimenti
si susseguono a ritmo incalzante intorno alla figura dello Strologo, il cosiddetto
Guaritore di Poggio Alto; erborista e taumaturgo che deve convivere suo malgrado
con allucinanti visioni,conferma delle sue risorse divinatorie, della sua arcana
facoltà di interpretare il futuro. Suo confidente segreto e compagno di mille discorsi,
diventa un quadro. L'effige "dal ghigno beffardo" di Niccolò Machiavelli. Il Catteruccia
ottiene così "un simbolico connubio che onora la regola dei contrasti.... Lui (Macchiavelli)
il maestro dell'essenziale, dell'analisi precisa, del rigoroso aut aut. Lei (lo
Strologo), invece, l'uomo del prodigio empirico, delle intuizioni astratte, indefinite,
al limite del razionale.".
Catteruccia sceglie una lingua semplice per raccontare di persone semplici, ma la
comunicazione si svolge sempre in modo sottile, giocando sul confine tra ciò che
è veramente semplice e ciò che è semplicemente vero. Si alternano numerosissimi
personaggi, di svariata estrazione sociale (gerarchi, "borghesi", popolani), laici
e religiosi, figure di tutte le età. È un vero e proprio universo ispirato alla
realtà del borgo, senza limitazioni nè di carattere morale, nè culturale. Vi sono
infatti nobili e mascalzoni, maestre e uomini poveri di spirito, donne fedeli e
spregiudicate figure femminili, personaggi storici e di invenzione. Così, le condotte
dei personaggi sono ispirate sia a ideali elevati sia a interessi materiali, non
ultimo l'amore. Semplici storie di vita contadina sono il sale di questo romanzo,
dalle burle boccaccesche alle incomprensioni linguistiche dei protagonisti sempre
etichettati. Nessun in paese viene più chiamato con il proprio nome, ed ecco presentarsi
Sborniafissa, Bruciasoldi, Trappoletta e Strappafelci emblemi di una schiettezza
e sincerità sempre più rara: "Fateje magnà la breccia, acconnita col pietrisco"
"Il Signore ce l'ha mandato bono e..dunque.. bisognerà che cheduno lo béa". D'altronde,
Catteruccia, cogliendo le sfumature di questo mondo con sottigliezza mirabile, non
racconta solamente la rigorosa durezza della gente di paese che si sveglia alle
tre per andare nei campi a guadagnarsi da vivere, ma ne narra anche i pettegolezzi,
gli amori e l'attrito sempre forte tra il Borgo Vecchio e il Borgo Nuovo che spesso
arriva a sfociare in un ridicolo campanilismo. "Per non dare soddisfazione a quei
presuntuosi dell'altro borgo, tutti signori con la puzza sotto il naso" "e il noi
sappiamo e voi no divenne motivo d'orgoglio per gli uni e di scorno per gli altri"
"per antica consuetudine le donne di Borgo vecchio erano sempre le prime ad entrare
in chiesa" "le signore del paese nuovo nei banchi della fila di destra: quelle di
borgo vecchio e qualche contadina nell'altra di sinistra."
L'autore mette in risalto vizi e virtù, pregi e difetti di un mondo antico minacciato
ormai dall'incalzare della civiltà che porta con sé progresso ma nel contempo disfacimento
di quei valori che hanno contraddistinto finora questo antico borgo. Piccoli gesti
di vita quotidiana che esprimono semplicità, devozione religiosa e politica, superstizione,
amore per la campagna difesa e desiderata, fonte di sostentamento ma anche di riscatto
sociale. " prese una spiga e si segnò tre volte" "Poi la bandiera issata sulla cima
dello stollo; nobile rivalsa dell'orgoglio contadino, poiché un buon raccolto significava
soddisfazione comune e più pane". "radunate serali nelle osterie sulle piazzette
dei forni pubblici riaccesi di notte per la cottura delle castagne e per raccontare
i fatterelli del giorno e a colorarli di minuziosi particolari." "Si avvertivano
già, anche nei centri rurali, i prodromi di una nuova era, l'esigenza di ammodernarsi,
il proposito di cambiar le cose in meglio, di progredire, di scrollarsi di dosso
indecisioni e antichi timori, di conquistare nuovi traguardi." I campi vengono abbandonati,
i giovani vanno alla ricerca di fortuna nelle grandi città del Nord "Ai primi operai
di Borgo Vecchio che si trasferirono altrove, alle dipendenze delle più disparate
industrie, ne seguirono altri.". "Da oggi il paese è più povero" commentava don
Rossi. Siamo ormai lontani dalla Guerra, il paese aveva pagato a caro prezzo il
suo tributo di sangue, giovani ragazzi, spavaldi, incoscienti, travolti dagli eventi
o forse solo giovani poveri ragazzi partiti con l'illusione di poter sfilar un giorno
da vincitori ai Fori Imperiali. L'Italia aveva concluso la sua parabola con l'infausta
appendice della guerra civile. Italiani contro italiani, rabbia contro rabbia, ritorsioni
contro inutili vendette, sangue su sangue".
Tutto è ormai alle spalle, le privazioni e gli stenti ormai solo uno sbiadito ricordo,
la libertà e l'emancipazione postumi della Liberazione vengono a scontrarsi con
i "reazionari" del paese legati ai loro cari vecchi valori, ma la gioventù ha il
sopravvento come un uragano spazza via tutto. Ma proprio dalla bocca dello Strologo
ormai esanime il Catteruccia fa pronunciare un monito alle generazioni future: "Dovete
credere nel domani... dovete salvarlo. ....Il mondo ha corso troppo. Tornate indietro,
finché siete in tempo. Il futuro è dietro di noi, alle nostre spalle...." .
A cura di Antonio Sorbo
* In copertina: Marco Gizzi: "L'attesa", 1986.
** I virgolettati " " sono periodi tratti integralmente dal testo.
Gente di Maremma
Pubblicato da "Il Labirinto" - Aprile 1980
Gente di Maremma è un affresco di un mondo, "la maremma", che saccheggiato e abbandonato
nel dopoguerra si riscatta attraverso la sua gente e i suoi valori.
"La maremma può piegarsi a qualsiasi trasformazione, ma non perde mai il suo aspetto.
Abitudini, tradizioni, usanze antiche: sono regole per gli uomini e per la terra,
per le bestie e per le macchie. Un mondo a parte."
Gente semplice e tignosa i maremmani, ma che non ha mai tradito la terra. Gente
d'onore come si evince dall'incontro tra il cacciatore di frodo e i tombaroli.
"- Ricordati che 'n ci s'è visti. Mortificato da quell'inutile esortazione, il Billo
sbottò: - Che discorsi son questi? Siamo gente di maremma, o no? Io 'n v'ho visti
e voi 'n avete visto me."
Il Catteruccia, con freschezza di linguaggio rappresenta i fatti con efficacia e
colore.
La scelta del lessico è sublime. Un linguaggio semplice ma ricercato e l'utilizzo
di idiomi locali ci rendono ancor di più partecipi al narrato. La natura non fa
da sfondo passivo alla narrazione ma ne diventa elemento attivo. E' lei fonte di
sostentamento, di gioie e dolori. "Una coppia di tortore tagliò veloce fra i cespugli
del sottobosco, verso il fontanile....intrichi di rovi, frasche di marruche, ramaglie
di spino selvatico, che, in più parti spingevano i loro artigli nel sentiero, quasi
a difendere la sacralità del bosco." .
Personaggi e racconti si susseguono a ritmo incalzante.
Giovani studenti di città venuti per la raccolta dei peperoni che estasiati dai
racconti di 3 maremmani dimenticano persino di vedere la Tv. Cirro, lo Sperso, il
Carpineta, che ormai abbandonata la loro "diffidenza selvaggia" narrano aneddoti
della loro vita e della loro maremma. Ci portano con loro alla caccia al cinghiale
o alle beccacce e ci spiegano, a loro dire, gli errori delle "riforme".
Da semplici narratori diventano veri maestri di vita. Lezioni di cui i giovani di
città non sono mai stufi. Come inebriati e anche loro avvolti da questo alone di
semplicità ne chiedono sempre più; queste sono lezioni lontane dalle dottrine a
cui vengono sottoposti "Il sociologo parlò d'indagine razionale, che deve essere
anche ideologica; d'identificazione di nessi ricorrenti deducibili dalle manifestazioni
dei fenomeni sociali; di morfologie comportamentali; di prevalenza del sociale ...;
di concettualità dell'azione; di conflittualità contestataria da integrare e istituzionalizzare.".
Parole, parole, solo parole e nei fatti solo danni.
I vecchi sono contro i politici "E' che mirano a mescolare il bollito nel caldaio,
tutt'insieme, e fanno finta di non accorgersi che al caldaio, ormai, s'è bruciato
il culo e il bollito va tutto in fumo.". Sono contrari alle riforme " –No..no..
le riforme no. Per l'amor di Dio!-" implora ormai stufo un contadino.
"Sti po' po' di capoccioni, dopo aver inventato riforma e scorpori, l'hanno voluti
comdire con enti e contropiani.
Risultato:campagne abbandonate, bestiame sempre più scarso....Ciò che regge ancora
è la nostra tigna e quella dei contadini rimasti radicati alla terra, decisi a tirar
avanti in ogni modo." La maremma e i suoi figli non si prostituiscono, anzi, ridicolizzano
ogni forma di demagogia politica, "non permettendo che dogmi ideologici distruggano
antichi valori da sempre punto di riferimento del loro vivere". "Vale più un briciolo
di buon senso contadino che 100 commissioni Ministeriali.". "La rustica aggressività
dei maremmani", si sgretola a contatto con questi giovani semplici perché non ancora
plagiati dalle ideologie, che ora, toccando con mano la realtà, riconoscono validi
gli insegnamenti che nascono dai racconti dei Vecchi e biasimano il Professore "purtroppo
si ostinano a sostenere quelle tesi, nonostante i risultati. Anche noi, però le
abbiamo ritenute valide, fino ad un certo tempo. Cose supearate, negative: non parliamone
più. A noi interrano i vostri racconti.".
Siamo immersi ormai nella vita dei personaggi, siamo lì ad ascoltare i loro pettegolezzi,
come quello del figlio di Biagione, il seminarista, che ha commesso peccato di tonaca
con la figlia del pecoraio; siamo con Sergio e i tombaroli a profanare tombe etrusche;
siamo alla loro mensa a gustare l'acquacotta con la cicoria e peperoncino, baccalà
arrosto e funghi porcini alla mentuccia; siamo con gli studenti nei campi e con
i tagliaboschi nelle macchie.
Viene anche presentato il mestiere del "cantastorie" "..adesso non lo fa più nessuno,
dalle nostre parti. Ai tempi buoni, però, per le feste e per le fiere ci si buscava
bene" e con esso la storia medioevale del Castellaccio:
"Correa l'anno del Signore milleduecento settanta
E costì, in esto tempo, eranvi due opposti castelli;
l'un i Seppie, ed ergeasi adunco e cupo a sfida
del cielo medesimo, e reggerlo conte prepotente
il cui pensiero dominato e piegato venìa
da maledetta creatura di nome Lorenzo.
Opposito era a quel Sermoniano,
da pacifico e benevolo signore dominato.
E fra questi scese per donna aspra contesa e lunga.
Nei seguenti quadri ne apprenderete l'istoria."
Leggendo "Gente di Maremma" vi si troverà molto più di ciò che è possibile raccontare.
Vi si troveranno molti riferimenti e richiami che ciascuno saprà cogliere secondo
la propria formazione e secondo la propria esperienza.
Il legame dello scrittore con la sua terra, come già è stato detto, era molto forte,
tanto da renderlo testimone ed interprete acuto dei suoi problemi; e questo aspetto,
che rende così incisiva la sua opera.
Il mondo della maremma viene così evocato con un originale taglio narrativo: lirica
trasfigurazione del ricordo di chi vive altrove, ma è nato in quella terra e quindi
può capirla e amarla, che però non esclude una precisa attenzione ai problemi economici
e sociali.
Ma quel mondo possedeva anche una sua intrinseca bellezza e dei valori profondamente
radicati, che poi si identificano, agli occhi del Catteruccia, coi ricordi della
sua infanzia e con quel costante sentimento di nostalgia, che sempre provò per la
sua terra.
Questo mondo amorosamente rivissuto, era veramente così, ma non bisogna piangere
su di esso; occorre invece custodirne gelosamente la memoria.
A cura di Antonio Sorbo
* Le immagini sopra elencate sono bozzetti di Angar (don
Angelo Gargiuli) pubblicati nel libro "Gente di Maremma", mentre in copertina "Vengono
da lontano" olio su tela del pittore Giuseppe Cesetti.
** I virgolettati " " sono tratti integralmente dal testo.
Il Tempo e la Memoria
"C'è da rilevare, comunque, che durante il periodo delle ferie estive e ad ogni
festa religiosa, tutti ritornano in paese per ritrovarsi, per respirare aria antica,
per rinnovare vecchie amicizie, per accompagnare in processione la Madonna."
Ed è questo il fine che come Associazione ci prefiggiamo, far respirare agli abitanti
le vecchie tradizioni e i vecchi ricordi, elementi cardini della cultura sermugnanese.
"Fino ad oggi, L'imperante fregola di adattamento ad ogni futile risvolto modernista,
sempre più proteso verso un allegro domani, lascia poco spazio ai suggestivi ricordi
di quel mondo patriarcale ed antico che pur merita attenta considerazione. Un confronto
con il passato è comunque utile, poichè ci consente di rivalutare concezioni di
vita, aspetti storici e umani, abitudini ed esperienze filtrate dal tempo e sorrette
da secolari tradizioni. Ogni iniziativa diretta a collegare il presente con gli
anni trascorsi, anche i più lontani, va quindi accolta con compiacimento. ...I miei
lontani ricordi di vita sermugnanese, ancora oggi nitidi e precisi, risalgono al
primo lustro degli anni Trenta: il paese arroccato sul poggio, allora popolato fino
all'impossibile; Piazza San Silvestro e quella del Castello elette a ritrovo per
le radunate serali ed a diurne arene di svago per itanti monelli addottorati nel
gioco del "battimuro", del "sassetto", del "salto della muletta", dello "sparabarattoli"
col carburo, del "tirasassi"; il comune orgoglio per le tre chiese affrescate da
pregievoli dipinti e per il vibrante suono delle loro campane; le strade selciate
del Castello e le sue mura profumate d'antico; le frequentatissime osterie ed il
Dopolavoro sempre risonanti di strepiti, di bussi del tresette, di colorite imprecazioni
indirizzate, con equa imparzialità, sia in cielo che in terra. E da queste stimolanti
memorie, fotografo ancora il gaio aspetto delle domeniche sermugnanesi al tempo
della mia
I testi sono tratti da "Il tempo e la memoria" di Luigi Catteruccia pubblicato su
"Sermugnano Storia-Cronaca-Aneddoti" a cura del Comune di Castiglione in Teverina
(VT)
Ricordo di Luigi Catteruccia
Bruno Barbini, Ricordo di Luigi Catteruccia, Vol. LII, n. 3-4, dicembre 2005
La scomparsa di Luigi Catteruccia - di cui va ricordato, anzitutto, il decennale
ruolo svolto, con capacità e competenza, in seno al Consiglio di Amministrazione
del Consorzio per la Gestione delle Biblioteche di Viterbo - ha aperto un doloroso
vuoto nelle file di coloro che dedicano la loro opera a mantenere vive le memorie
e le tradizioni della Tuscia.
Il suo nome rimane, infatti, legato ad una serie di pubblicazioni, in primo luogo
due volumi, che hanno incontrato molto favore. Nel 1980, in "Gente di Maremma",
egli ha descritto (si potrebbe forse dire meglio, "cantato") le giornate e le occupazioni
della gente semplice (in particolare, i contadini) sparsa nelle vaste distese pianeggianti
dell'Alto Lazio. Sedici anni dopo, quella stessa società contadina ha trovato posto
nelle pagine di un gustoso romanzo, "I giorni dello strologo", la cui trama s'incentra
sulla figura di un gentiluomo di campagna al quale vengono attribuiti particolari
poteri magici, e si svolge attraverso una serie di vicende che vanno dagli anni
della guerra d'Africa a quelli successivi alla fine della seconda guerra mondiale.
Come il libro precedente, è un atto d'amore per le tradizioni locali e, nel contempo,
la nostalgica e dolente constatazione del loro progressivo dissolversi sotto la
spinta delle trasformazioni che hanno caratterizzato la vita negli ultimi decenni.
I vivi quadretti magistralmente tracciati in questi volumi hanno suscitato un entusiastico
interesse fin dalla loro presentazione. Inoltre, già nei primi anni della sua attività
di scrittore, le vicende avvenute durante il Medioevo nel feudo di Seppie avevano
trovato posto nel soggetto per lo schermo "Il Castellaccio", acquisito in seguito
da un agente cinematografico spagnolo.
Altri scritti di Catteruccia sono stati ospitati sulle pagine di questo periodico
(www.bibliotecaviterbo.it/Rivista).
Si possono elencare in proposito: l'ampio commento introduttivo alla pubblicazione
del diario scritto da un militare di Sermugnano fatto prigioniero dai tedeschi in
Jugoslavia, dove era stato sorpreso dall'armistizio dell'8 settembre, e successivamente
deportato in Germania; lo studio sulle origini delle credenze e tradizioni legate
alla "Grotta del Diavolo", che si apre in un calanco della Valle di Bagnoregio;
una panoramica della vita semplice che si svolgeva a Sermugnano negli anni Trenta.
Sono pagine non legate alla contingenza della cronaca, e quindi destinate a rimanere
vive nel trascorrere del tempo, come costante motivo d'interesse per gli studiosi.
Dal canto suo, chi scrive questa nota, per lunghi anni unito a lui da una profonda
e sincera amicizia, non potrà mai dimenticarne l'arguzia e la viva simpatia.
B.B.
Il testo ad opera di B. Barbini è tratto dal sito www.bibliotecaviterbo.it
Istituzione del premio Catteruccia
Consegna del Premio dalla nostra Socia Carla
Buonasera a tutti. Questa sera abbiamo voluto, cioè l'Associazione e quanti lavorano
nell'Associazione hanno voluto unire ad un evento gastronomico un evento culturale.
Io però, prima di tutto, vorrei un applauso per le signore che lavorano in cucina,
che veramente sgobbano tantissimo, oltre che naturalmente a tutti quelli che lavorano
in questa Associazione. Questo evento culturale, come abbiamo già detto, vuol ricordare
Luigi Catteruccia, che sicuramente è il personaggio più importante che abbiamo avuto
qui in questo Paese; nato a Sermugnano, diventato Prof, poi trasferitosi per motivi
di lavoro a Viterbo, comunque è rimasto sempre legato a questo nostro "paesello"
e l'ha voluto ricordare in moltissimi scritti. Perché poi i personaggi che si ritrovano
in tutti gli scritti del Prof Catteruccia, sia nel romanzo "I giorni dello Strologo",
sia in "Gente di maremma" sia in "Il tempo e la memoria" sono personaggi che tutti
abbiamo conosciuto, ai quali noi tutti siamo legati, e, questo ci commuove e in
qualche modo ci inorgoglisce.
Il Prof Catteruccia ha saputo descrivere veramente in modo mirabile e con una sorta
di lirismo tutto particolare uno spaccato della vita del paese, in un modo che quasi
lo può fare avvicinare a grandi scrittori a me fa venire in mente Vasco Pratolini,
per esempio (Cronache di poveri amanti). Siamo particolarmente orgogliosi noi, questa
sera, di poterlo ricordare. Avremmo voluto avere qui con noi la moglie che purtroppo
non è potuta venire e ha mandato, in sua rappresentanza, il Professore Della Ciana.
Comunque prima di consegnare questa targa in memoria del Professor Luigi Catteruccia
io vorrei rivolgere un pensiero ai grandi vecchi che non ci sono più, e che qui
nel paese sono state veramente delle autorità, come la maestra che era la madre
del Prof la signora Apollonia. Moltissimi qui presenti sono andati a scuola da questa
maestra che per noi è stata la Maestra per eccellenza.
Non c'è nessun'altra che possa rappresentare così bene insieme il ruolo di insegnante
ed il ruolo materno e veramente tutti siamo molto legati a questa figura, come anche
a quella del parroco Don Rossi e come ad altri personaggi che sono nati, vissuti
qui e che poi per ragioni diverse si sono allontanati. Quando, dice il Professore
anche nei suoi scritti, la civiltà di tutta l'Italia è passata da una civiltà di
tipo contadina ad una civiltà industriale, moltissimi giovani sono andati via dal
paese, però in qualche modo le radici sono rimaste qui e questo li fa ritornare,
fa ritornare anche i figli nipoti perché ormai naturalmente sono tutti nonni e genitori
di figli ormai grandi.
Ogni anno ci ritroviamo qui per le feste, in occasione di ricorrenze religiose,
proprio per mantenere vivi questi sentimenti di amicizia e di solidarietà che anche
il Professor Catteruccia ha saputo descrivere mirabilmente nei suoi scritti. Vabbè
io non la faccio tanto lunga e quindi questa sera noi vogliamo ricordare Luigi Catteruccia
narratore, con la consegna di questa targa, che il Sindaco di Castiglione in Teverina,
il Signor Mirco Luzi è pregato di consegnare al Prof Della Ciana, che sappiamo essere
un estimatore del Professore, ha collaborato insieme a lui ed è anche, mi dicono,
componente di diverse Associazioni culturali, che si ripromettono lo scopo di poter
continuare a svolgere un lavoro legato alle vecchie tradizioni, affinché non muoiano
e perché anche le nuove generazioni siano stimolati a non perdere la memoria di
quello che è stato il nostro passato.
Intervento del Sindaco Mirco Luzi
Buonasera a tutti, io ringrazio l'Associazione per l'invito, due parole per esprimere
i miei complimenti i miei compiacimenti per le persone che hanno fondato questa
Ass. che ha tra i suoi obbiettivi, obbiettivi molto importanti e che l'amministrazione
comunale senz'altro guarderà con interesse, che sono quelli di mantenere il centro
storico di Sermugnano, di promuoverlo, di valorizzarlo, che sono argomenti e temi
su cui l'Amministrazione comunale cerca sempre di puntare, non solo verso Sermugnano,
ma in tutti i borghi del nostro comune. Credo sia molto importante l'iniziativa
che avete intrapreso questa sera, perché all'evento eno-gastronomico avete associato
un evento culturale basandovi sulla figura di Luigi Catteruccia che è indubbiamente
una persona di spicco non solo per Sermugnano ma anche per Castiglione . Sicuramente
è la persona più autorevole che Sermugnano ha dato. Con le sue opere letterarie
pone in bella figura Sermugnano, il paese ha avuto una visibilità anche a livello
internazionale. I giorni dello Strologo è stata senz'altro un'opera letteraria importante.
E' anche un patrimonio che ci ha lasciato, un patrimonio culturale importante che
assolutamente deve essere promosso mantenuto e trasmesso alle nuove generazioni
. Io vi ringrazio per quello che fate a Sermugnano, cercheremo in ogni modo e con
le nostre forze di aiutarvi e darvi supporto per le future iniziative . Vi formulo
quindi tanti auguri.
Discorso conclusivo della Socia Eugenia
Io riprendo il discorso del Professore sul perché è sorta l'Associazione, e, perché
l'Associazione è così importante per la rivalutazione di questo paese, di questo
borgo, che è stato praticamente quasi distrutto dalla mano dell'uomo per costruire
purtroppo la nuova economia, la nuova idea della casa ecc'. Questo è ancora un borgo
così raro a trovarsi, così importante che non è possibile lasciarlo morire. Anche
se i pochi abitanti che vi sono stanno facendo di tutto, vendendo il più possibile,
quindi depauperando il nostro patrimonio. Noi vogliamo, dico vogliamo e non vorremmo,
noi vogliamo che questa Associazione continui l'opera di rivalutazione del territorio
e che da questa Associazione da questa sera parta permanente una rivalutazione del
Prof. Catteruccia nei confronti soprattutto dei giovani.
Andremo nelle scuole, faremo dei concorsi particolari, arriveremo dove possiamo,
vorremmo arrivare anche alla Comunità Europea pur di rivalutare completamente il
borgo di Sermugnano. Non solo il borgo ma tutto il territorio, abbiamo molte idee,
voglio esporvele perché è molto importante che voi sappiate come ci muoviamo. Noi
vorremmo fare ad esempio dei percorsi itineranti, essendo questa una regione così
importante dell'alta Tuscia e, reperti archeologici, le tombe defraudate, ve lo
dimostrano, vorremo fare per le scuole, in particolare, dei percorsi itineranti
che rivalutino la bellezza del paesaggio. Questo è un paesaggio molto particolare,
molto intenso dal punto di vista monumentale .
Oggi finalmente l'ambiente sta entrando nella testa di ognuno di noi , noi capiamo
che l'ambiente rappresenta una soluzione ai nostri problemi; rivalutare l'ambiente
significa rivalutare la cultura, rivalutare la cultura significa avere giovani che
capiranno sicuramente che cosa è il nostro passato. Non possiamo dimenticarci, noi
veniamo dagli etruschi, veniamo dai romani, veniamo da popoli che hanno introdotto
la civiltà nel nostro paese per cui non possiamo assolutamente lasciare andare la
cosa così. Il merito dell'Associazione è proprio questo di aver dato un impulso
importantissimo che non si fermerà qui ma che continuerà in modo permanente verso
soprattutto i giovani, verso il territorio, verso le istituzioni. Dal momento che
abbiamo il Sindaco io lo invito, lo invito veramente non a parole ma con i fatti,
a venire a Sermugnano e insieme a noi guardare le cose che si possono riparare e
che si possono modificare, fare delle ordinanze per cui certe cose debbano sparire,
certi obbrobri certi scempi debbano sparire e far si che il borgo di Sermugnano
sia una punta di diamante come lo è diventata Civita, cioè questo è un posto da
rivalutare dal punto di vista ambientale, anche economico, perché voi capite benissimo
che è una propulsione la questione economica, per cui il nostro obbiettivo principale
è quello di rivolgerci ai giovani, alle scuole, vi ripeto, ci rivolgeremo anche
alla Comunità Europea per avere i fondi affinché il posto possa essere rivalutato.
Ritira il Premio il Prof. F. Della Ciana
Un ringraziamento sentito al Sindaco, che ho conosciuto qui questa sera, e agli
organizzatori di questa serata. Porgo un saluto affettuoso e grato alla signora
Catteruccia che non c'è, non è potuta esser presente e, però, ha detto "sto insieme
ai Sermugnanesi". E' molto vicina a voi, alle vostre iniziative e ha detto che per
il futuro cercherà anche di appoggiarvi in ogni modo, sia per quanto riguarda il
ricordo del Prof Luigi Catteruccia, suo marito, sia per tutto quello che riuscirete
a compiere per la salvaguardia del passato del luogo e soprattutto per lo sviluppo
della comunità e del territorio stesso. Debbo dire brevemente che la figura del
Professor Catteruccia mi è particolarmente cara in quanto l' ho conosciuto nel 1988
, ormai lontano, proprio per la presentazione-recensione del suo libro "I giorni
dello Strologo" e nacque già da allora un feeling sia culturale che umano proprio
per le sue caratteristiche di ilarità, ironia e attaccamento sentito alla sua terra.
Ricordo in 4-5 momenti le occasioni in cui mi accompagnò qui a Sermugnano proprio
per farmi conoscere il borgo, qualche abitante e in occasioni poco felice come la
caduta di una parte del campanile, quando un fulmine purtroppo lo colpì.
Debbo dire che fu proprio lui a farmi conoscere e a farmi apprezzare le doti umane
delle persone di Sermugnano e anche la bellezza del territorio. Un accenno soltanto
alla neonata Associazione, debbo dire che merita indubbiamente una lode per quello
che sta facendo perché, perché leggendo lo statuto, vedendo il sito internet e via
dicendo, credo proprio che sia sulla strada giusta nel proseguire il cammino iniziato
dal Professor Catteruccia, quello di far conoscere sia il territorio viterbese,
umbro e toscano, quindi come diceva sempre il Professore "Sermugnano è un territorio
un po' strano e di confine, un po' incuneato: un po' di Viterbo un po' di Orvieto
un po' di Toscana, un po' di tutto". Mi faceva degli esempi, sui contadini sull'agricoltura
e via dicendo e quindi credo che l'attività dell'associazione sia proprio mirata
a questo recupero della tradizione, del passato e proiettarlo come testimonianza
per le giovani generazioni. Credo proprio che sia un'opera meritoria e cercheremo
in ogni modo di sostenerla.
Grazie a tutti voi.
La Tresca
Una canzone per ricordarlo
Il termine "strologo", puramente dialettale, deriva da "astrologo", "indovino".
La storia riporta che uno "strologo" arrivato a Sermugnano (nei pressi di Castiglione
in Teverina) "giunto senza fama e molta fame" riesce ben presto ad inserirsi nel
gruppo dei signorotti del paese guadagnando gratuitamente il titolo di "sor".
Lo Strologo
Lo strologo e' arrivato nel villaggio in Teverina lo strologo è arrivato da signore
sul somiere mago, cartomante, guaritore e un po' poeta bricolla e sacchi colmi di
speranze ed aspirazioni lo strologo e' arrivato nel casale di coll'alto tra rovi,
querce e pietre non di meno secolari c'e' grande festa in centro con la banda del
paese bandiere e fiori freschi per onore e tradizione
lo strologo ha portato una ventata d'aria nuova la gente della valle finalmente
sentira' la banda del villaggio in formazione sulla piazza inizia il suo concerto
... con la cromatica di "fa"
credenza popolare e' che un mago se ci credi sostegno e guarigione a poco prezzo
ti dara' sul colle in Teverina da quel giorno un cartomante divenne la speranza
in liberta' Sindaco, Dottore , non di meno il religioso con l'abito da festa , ...
emblema di comando si affidano alle carte cercando di sapere il numero degli oboli,
in segno di potere usanza assai comune e non solo in Teverina straniero giunto solo
senza fama e molta fame te lo trovi presto tra i notabili paesani a maneggiar ducati
con il titolo di "sor"
lo strologo ha portato una ventata d'aria nuova la gente della valle finalmente
sentira' la banda del villaggio in formazione sulla piazza da fine al concerto ...
Con la cromatica di "fa" credenza popolare e' che un mago se ci credi sostegno e
guarigione a poco prezzo ti dara' sul colle in Teverina da quel giorno un cartomante
divenne la speranza in liberta'
lo strologo e' arrivato nel villaggio in teverina ...
Testo e musica : C. Cempella , S. Belardi
Il testo ad opera di "La Tresca" è tratto dal sito
www.latresca.it La Tresca nasce a Bolsena (VT) nel 2000, con lo scopo di
riscoprire le sonorità della musica popolare, spaziando dal folk locale e italico
a quello irlandese. Uno degli obbiettivi è quello di recuperare le tradizioni culturali
e musicali della "Tuscia" mescolando le sonorità popolari e celtiche al folk-rock
che il gruppo oggi propone. Si ringrazia La Tresca per la gentile concessione.
Biografia
Diego Febbraro autore e regista cinematografico è originario di Todi.
Ha collezionato svariate esperienze teatrali come regista, e collaborato come giornalista
alla rivista sportiva " Boxe Ring". Per il cinema ha scritto e diretto i film lungometraggio:
Nel 1991: " AGNIESZKA " i cui interpreti sono: Lella Fabrizi, Monica Guerritore,
Leo Gullotta.
Questo film è risultato vincitore al 46° festival internazionale del cinema di Salerno.
Nel 2000: " UNA MILANESE A ROMA " interpretato da : Nino Manfredi- Nadia Rinaldi-
Anna Longhi. Questo film ha avuto grandissimo successo nelle sale cinematografiche
ed ha vinto: Il Festival " COMICITTA' " DI FROSINONE- Il premio del pubblico al
festival del cinema italiano di Mosca. Diego Febbraro ha inoltre ricevuto per questo
film il PREMIO " NANNI LOI " conferitogli " Quale nuovo autore della commedia all'italiana"
ed il premio " FAUSTO TOZZI " con la medesima motivazione.
Nel 2003 dirige il lungometraggio per il cinema " PER GIUSTO OMICIDIO " interpretato
da Barbara D' urso, Marco Bonini, Fabio Fulco, Franco Oppini. Nel 2005 viene proiettato
al festival "Capri, Hollywood" dove ottiene grande successo.
Sempre nel 2003 ultima la sceneggiatura del film lungometraggio per il cinema "
NEWYORKER "
Nel 2007 completa la realizzazione del lungometraggio per il cinema "L' ANNO MILLE"
interpretato da Giada Desideri, Marco Bonini e Franco Oppini.
Per approfondimenti su Diego Febbraro:
www.diegofebbraro.it
l'anno mille

Sermugnano 23 Agosto 2007.
Ha riscosso un'enorme successo la prima nazionale del lungometraggio per il cinema
L'Anno Mille di Diego Febbraro.
Il Comitato festeggiamenti Sermugnano, con il patrocinio del Comune di Catiglione
in Teverina, nella serata inaugurale dei festeggiamenti in onore N.S.V.Maria hanno
reso omaggio all'opera del regista di origini sermugnanesi Diego Febbraro.
II film vive due storie parallele in due epoche diverse. L'anno mille ed il duemila.
I protagonisti sono gli stessi, ed interpretano in entrambe i personaggi a loro
consoni: Valerio è il principe nel mille ed il medico del S.e.r.t. nel duemila.
Altea la principessa, è anche una universitaria che fa volontariato nel S.e.r.t.
e ogni volta che può nella vita. L' Alchimista loro antagonista è anche il malefico
direttore dello stesso ospedale dove si trova il S.e.r.t. di Valerio ed Altea. Ed
approfitta di questa sua carica per trafficare droga in grande stile. Infine, ma
basilare, Herrmugnen. Che incarna nella storia il mito del gigante. Nell' anno mille,
quando gli uomini si affrontavano con la loro sola forza, era il condottiero che
nessuno poteva fermare. Capace di portare una corazza tanto spessa che le frecce
non potevano forare, e di roteare una spada cosi pesante da infrangere tutte le
altre. Nell' anno duemila...è solo un barbone. La sua forza, il coraggio, la purezza,
non servono più. Il mito del gigante non può più esistere. E lui può solo ricordare.
Passa la sua vita seduto davanti la " Porta Magica ", aspettando di ritornare nel
suo tempo. Leggi la trama completa

RELAZIONE ARTISTICA
La tomba del gigante esiste realmente.
E' venuta alla luce nell'alto Lazio durante gli scavi per la bretella dell'autostrada
Firenze-Roma. Al suo interno furono ritrovate un'armatura e una spada di dimensioni
"impossibili", (100 chili l'armatura e 80 la spada) tanto che divennero oggetto
di studi per capire quale uomo potesse usare armi simili, in un'epoca in cui un
uomo alto un metro e settanta era considerato un gigante. Anche il paese di Herrmugnen
esiste davvero, e ha preso il nome da questo guerriero,che nell'anno 1023,
per concessione dei conti di Bagnoregio, ne costruì la roccaforteche avrebbe poi
governato. In cambio i conti chiesero al guerriero protezione daipericoli, non pochi,
che venivano dalla valle del Tevere. Il nome del paese oggi è latraduzione di Herr
Mugnen, così come narrato nella sceneggiatura: Sermugnano,posto su uno sperone di
tufo a guardia del fiume, a metà strada fra Todi e Viterbo.

La Porta magica è visibile nel centro di Roma, in piazza Vittorio. La leggenda,
attraverso alcune incisioni, racconta che quello spazio era davvero il sortilegio
per viaggiare nel tempo.
L'Anno Mille", con questa vicenda di "contrappasso" intende rappresentare mondi
e valori diversi. L'anno mille, quel secolo di ferro, continua ad essere oscuro.
A quella zona che oggi riguarda, più o meno, la Bulgaria, sono attribuibili molti
significati. Un guerriero, un gigante, un invincibile, "scagliato" ai giorni nostri
è semplicemente un barbone deriso dalla peggior feccia. La forza, la fedeltà, il
coraggio, non fanno un eroe. Certo, la forza, casualmente può anche servire, ma
per un momento, perché ti spinge subito a un'emarginazione maggiore. Dunque Herrmugnen
ha davvero attraversato la sua porta ed è tornato nel suo anno mille? Oppure è solo
un poveraccio che delira, buono per una casa di cura?
Ciascuno di noi, secondo fede ed intelligenza, ha la sua risposta.
F.to Diego Febbraro
Attori principali:Giada Desideri, Marco Bonini,Franco Oppini,Edoardo Leo e Guglielmo
Carbonaro.
"Navarre -il nostro cagnolattore- è stato chiamato per partecipare a un nuovo film,
stavolta una produzione italiana, intitolato "l'Anno Mille". Ancora una volta il
suo "regista" personale è stato Massimo Perla, con il quale ha instaurato un buon
rapporto di fiducia. Navarino ha girato la seconda parte delle sue scene nel film
"Anno Mille" in un bosco di Manziana, vicino il lago di Bracciano (Roma).
Il posto era molto bello ma l' esperienza è stata piuttosto stancante (per noi!)
perchè il regista era molto esigente e girava almeno dieci volte ogni scena, anche
se ben risucita. Navarino invece, da attore consumato, era instancabile e preciso
ed è risucito anche ad entusiasmare il regista perfezionista, che gli ha
prospettato un futuro da grande canattore."
Per approfondimenti sul regista
www.diegofebbraro.it
Tutto il materiale pubblicato è stato gentilmente concesso dal Sig. Diego Febbraro
e da i padroni del caneattore Navarre. L'Associazione tutta ringrazia per la fattiva
collaborazione.
Per approfondimenti su Navarre
www.lastnavarre.it
Gli Etruschi a Sermugnano
"Non sfugge in questa panoramica di località che hanno restituito materiali archeologici,
la particolare rilevanza di alcuni siti, quali Sermugnano e Pianello, dove in tempi
recenti si sono effettuati interventi si scavo che proseguono di anno in anno."
Valeria D'Atri
Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale.
"Fino ad oggi, soprattutto a livello locale, parlare di archeologia a Sermugnano
è sempre stato sinonimo di tombe Etrusche, tralasciando il motivo di queste presenze
e soprattutto quello che è avvenuto in precedenza e che, in ultima analisi, ha dato
luogo alla loro esistenza.
Eppure anteriormente all'epoca Etrusca, a Sermugnano, sono intervenute tali e tante
modificazioni socio culturali che hanno portato la nascita di un abitato sul colle
oggi denominato Poggio."
"... soltanto nel secondo quarto del VII sec. a.C. (circa 675 a.C.) si potrà parlare,
in questa zona, di Etruschi.
Questo popolo è stato per moltissimo tempo ricoperto da un alone di mistero... I
materiali che provengono da questa necropoli (posta sotto il Poggio di Sermugnano),
ci indicano una ricchezza notevole...del sito.
Sono presenti armi, bronzi di importazione e locali, ceramiche dipinte e quantità
notevoli di bucchero anche decorato."

"Altri esempi di tali necropoli sono stati ritrovati nei tempi passati a Sermugnano,
sempre in prossimità delle strade di accesso all'abitato, i cui materiali sono oggi
dispersi e non più recuperabili. La necropoli, oggi ridotta a pochissime sepolture,
per le continue frane della rupe, è posta in questo periodo sul versante superiore
Sud Est di Sermugnano; è costituita da tombe a camera singola preceduta da una dromos
di accesso; sul pianoro sono invece scavate delle tombe a fossa.
Allo stesso periodo appartiene un'altra sepoltura ritrovata a Sermugnano nel 1877
di cui è noto soltanto uno splendido specchio, oggi al British Museum di Londra,
su cui è rappresentata una scena del mito di Pentesilea, la regina delle Amazzoni
che intervenne alla guerra di Troia a fianco dei troiani."
I testi sono tratti dalla pubblicazione
"ADDITUR DE NOVO QUOD... Analisi storica del territorio".
Autore Francesco Cosimi - Gruppo Archeologico della Teverina;
a cura del Comune di Castiglione in Teverina (VT)
Le 3 Chiese di Sermugnano
Chiesa Parrocchiale e Priorale San Silvestro Papa
Delimitata parzialmente con il suo prospetto, il lato Ovest della principale piazza
del paese. Ha semplice facciata divisa in due ripiani da marcapiano e sovrastante
timpano. Il primo ripiano è diviso in tre campi da quattro leggere lesene poggianti
su di un basamento o zoccolo in pietra basaltica. Nel ripiano superiore si apre
un'ampia finestra per l'illuminazione naturale interna, mentre sul fondo della parete
sud svetta un campanile a torre. L'interno è ad unica navata che misura m. 11,70
per m. 5,30, coperta a volta e con antiestetico pavimento a gres. Nelle pareti laterali
si aprono, due per parte, delle piccole Cappelle larghe m. 3,50 e profonde m. 1,50
fornite di altari in muratura. Il presbitero a pianta semicircolare, m. 6,30 per
m.5,00, coperto a volta, è rialzato rispetto alla navata e lo si raggiunge tramite
ampia gratinata. La chiesa fu ricostruita dalle fondamenta sull'area dell'antica
e consacrata dal Vescovo di Bagnoregio Raffaele Corradi il 1 Maggio 1879. L'antichissima
chiesa di S.Silvestro ha origine Benedettina e fu certamente eretta appena fuori
le mura castellane agli albori del IX secolo. La prima notizia storica documentata
risale all'anno 1494 quando, resasi vacante la Prioria, Sua Santità Alessandro VI
con Bolla del 6 Novembre la conferì per riconoscenza al bagnorese Don Nicola Arcangeli.

Chiesa della natività di Maria
Trovasi eretta in Piazza castello addossata all'antico maniero. Ha semplice facciata
rivolta ad occidente con portale d'ingresso al centro, due finestrelle laterali,
occhio a semicerchio e campaniletto a vela a due piani fornito di due campane che
svetta sopra la parete Sud ad angolo con la facciata. L'interno è ad unica navata
che misura m. 7,70 di lunghezza per m. 5,75 di larghezza, coperta a volta e con
pavimento in mattonelle di cemento granigliato.Di particolare vi è da segnalare
una lapide marmorea applicata alla parete sinistra della navata, nella quale si
ricorda che "predie jdus MDCCCLXVII", cioè il 14 Maggio 1868, l'allora Priore Don
Carlo Orsini, di origine orvietana, mentre stava per varcare la porta di questa
chiesa venne raggiunto da un proiettile sparato da un "patriota" e qui venne sepolto.
Tutto lascia supporre che la parte dell'attuale presbitero in antico non fosse stata
adibita a Cappella feudale come alcuni vogliono; tanto è vero che nella visita pastorale
effettuata dal Vescovo Lelio Ruina il 19 maggio 1618, ordina che l'altare che si
trova all'interno del Castello, venga demolito, ciò perché il Monaco ivi residente
avrebbe dovuto officiare nella chiesa sottostante per comodo dei fedeli e non privatamente
all'interno del palazzo. La festa ricorre ogni anno il giorno 8 Settembre, ma di
norma viene svolta nella parrocchiale per la comodità dei fedeli.
Chiesa Madonna delle Grazie
Chiamata pure nell'antichità: Madonna della Maestà – Madonna del Carmelo – Della
Natività.
Trovasi eretta al termine di una delle due irte stradine che conducono al Borgo
Antico e Castello,ed era anticamente sita fuori le mura castellane. HA semplicissima
facciata rivolta a occidente sormontata da timpano, portale centrale rifinito da
bella cornice come pure le due finestrelle gratate poste lateralmente ad esso. Campaniletto
a vela fornito di campana che si eleva alla sinistra della parete di fondo. L'interno
è a pianta quadrata di m. 5,50 di lato, coperta a tetto visibile sorretto da una
capriata e pavimento in mattonelle di cemento granigliato. La prima notizia scritta
che ci perviene risale al 4 Novembre 1573 quando Fra Lorenzo Grassi la va a visitare.
La festa ricorre ogni anno la seconda domenica di Maggio.
Natività di Maria S.S.
Nella Chiesa della natività di Maria possiamo ammirare una statua dell'Immacolata
Concezione di un fascino estremo:
"Il Vescovo aveva fatto dono, all'Antica Priorìa di Castello d'una statua dell'Immacolata
Concezione, delicata opera di artisti spagnoli ispirata ad un dipinto del murillo"
" ...Bella tu sei qual sole,
bianca più della luna,
e le stelle, le più belle,
non belle a par di Te ... "
